Cos'è il Karma
a cura di Parama Karuna d.
Ormai da diversi
anni la parola "karma" è entrata nel nostro vocabolario quotidiano. Non tutti
però sanno che cosa significa esattamente. Il termine karma è una parola
sanscrita dal significato piuttosto complesso. Il sanscrito è l'antica lingua
indo-europea, considerata la più antica tra tutte le lingue, che manifesta in sé
tutte le caratteristiche delle lingue del mondo: è infatti alfabetica, sillabica
e pittografica allo stesso tempo. Lo studio della grammatica e della sintassi
sanscrite è particolarmente complesso, perché si tratta di una lingua molto
precisa e allo stesso tempo ricca di sfumature e di collegamenti logici e
filosofici oltre che filologici. La derivazione delle parole e il loro
significato seguono dei percorsi fortemente logici e vanno ricercati nelle
"radici" di ogni concetto.
La parola karma significa "azione," ma viene ad indicare, secondo il contesto,
anche la reazione collegata a tale azione e il modo di agire e il tipo di vita
determinato dal modo di agire dell'essere umano. Le leggi della fisica insegnano
che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, e che dietro
ogni effetto c'è sempre una causa. Questo però vale non soltanto sul piano
puramente fisico e meccanico sperimentabile al livello grossolano, ma anche sul
piano delle cause e degli effetti sottili: esiste un forte collegamento di
causalità tra situazioni e avvenimenti che apparentemente non avrebbero alcun
legame tra loro. La persona che avete insultato può reagire in modo grossolano
mollandovi un sonoro ceffone, oppure agire in modo più sottile escogitando
qualche piano per punirvi senza esporsi direttamente.
Talvolta anche sul piano dei meccanismi più grossolani ci troviamo ad affrontare
situazioni senza renderci bene conto della loro causa. Se, per esempio, l'anno
scorso abbiamo firmato un assegno postdatato e poi ci siamo dimenticati di
annotarlo sul registro delle scadenze, la richiesta di pagamento ci prenderà
alla sprovvista o se la banca non ci avverte, potremmo ritrovarci il conto in
rosso e pagare interessi passivi senza avere la più pallida idea di quello che è
successo. Possiamo invitare un cliente a cena, poi essere travolti da altri
impegni e mancare all'appuntamento -- per scoprire in un secondo tempo magari
dopo varie settimane che il cliente, irritato dalla nostra mancanza di riguardo,
ha annullato il contratto. A volte il risultato delle nostre azioni è immediato
e visibile, a volte impiega anni per germogliare e fruttificare, anche a nostra
insaputa.
Ogni sofferenza che noi causiamo rappresenta il seme di una sofferenza che
dovremo raccogliere, prima o poi, sia che lo vogliamo o no, che ne siamo
coscienti o no. Non è necessario che la reazione alle nostre malefatte ci venga
imposta dalla natura in un tempo molto breve o immediato, oppure che sia
amministrata attraverso la persona e il corpo che sono stati direttamente
investiti dalla nostra azione. Una vendetta può essere portata a termine dai
figli, dai nipoti o dai discendenti della vittima, oppure persino da quella
stessa persona che si presenta a noi in un altro corpo, in un'altra vita, magari
quando noi ci siamo già dimenticati della nostra antica cattiva azione. Oppure
la reazione ci può arrivare dalla natura stessa, manifestandosi nel nostro
corpo, nella nostra mente, nella nostra coscienza o nel nostro subcosciente,
nella forma di malattie, difficoltà mentali o degradazione morale.
Come funziona il karma? Come qualsiasi altra legge di natura. Poiché le nostre
azioni mettono in moto forze grossolane e sottili gli scienziati moderni seguono
più facilmente le forze grossolane, che producono reazioni molto evidenti e sono
osservabili tramite i cinque sensi (la vista, l'udito, il tatto, il gusto e
l'odorato). Alcune di queste reazioni producono effetti più difficili da
osservare, che sono stati riconosciuti soltanto dopo che la scienza ha messo a
disposizione dell'uomo degli strumenti raffinati che accrescono la potenza dei
suoi cinque sensi: microscopi, computers, telecamere, apparecchi radiofonici,
termometri, misuratori di forze, bilance, analizzatori chimici e così via.
Questi strumenti però, per quanto sofisticati, non fanno che allargare la
portata dei cinque sensi grossolani. Esistono altri piani di realtà, eterica e
mentale, che non sono soggetti all'indagine dei cinque sensi e dei loro
strumenti. L'attività cerebrale, per esempio, può essere misurata
grossolanamente attraverso la misurazione delle microcorrenti elettriche nelle
cellule del cervello, ma come è possibile analizzare con strumenti e macchinari
i processi mentali, la fantasia, il desiderio, l'intelligenza? Se facciamo un
passo più avanti ci troviamo ad affrontare i cosiddetti "fenomeni paranormali"
come la telepatia, l'aura psichica, le esperienze fuori dal corpo, lo stato
intermedio tra la vita e la morte. L'indagine sull'anima, sui suoi movimenti a
prescindere dal corpo materiale (che è il nostro oggetto di osservazione
grossolana) rimane in massima parte un mistero per gli scienziati. Eppure la
nostra intelligenza, la logica e l'osservazione dei sintomi, ci mostrano
l'esistenza dell'anima, della forza vitale, benché non sia quantificabile
chimicamente o fisicamente, e non possa venire osservata al microscopio.
Ma torniamo al nostro argomento principale. Se vogliamo imparare qualcosa sul
funzionamento del karma, dobbiamo attingere scientificamente alla fonti della
filosofia e della religione più antiche del mondo, dalle quali il termine stesso
di karma ha avuto origine. Dobbiamo osservare la nostra vita, il nostro
comportamento, le nostre azioni e le nostre tendenze. Questo ci farà comprendere
che nulla succede per caso.
A CHE COSA SERVE IL KARMA?
Qual è la funzione del karma? A
che cosa serve? Non è difficile da capire. Gesù diceva: "Non fare agli altri ciò
che non vorresti fosse fatto a te," e "Ama il prossimo tuo come te stesso."
Nella nostra evoluzione spirituale, in questa grande scuola che è la vita,
dobbiamo continuamente imparare nuove lezioni fino a raggiungere la perfezione
spirituale. Dobbiamo imparare ad essere misericordiosi, compassionevoli,
tolleranti, sensibili, onesti, puri. Dobbiamo imparare ad amare il nostro
prossimo, a riconoscere la mano di Dio in ogni movimento della natura, a
ritrovare insomma l'armonia e il senso di responsabilità che ci qualificano come
figli di Dio.
Ogni situazione, in questo mondo, rappresenta un momento di scelta. Ogni
difficoltà che incontriamo rappresenta un esame. Abbiamo imparato la lezione? Se
di nuovo ricadiamo nell'errore, se di nuovo ci comportiamo in modo indegno,
dovremo affrontare di nuovo la stessa prova, nel futuro più o meno lontano, in
situazioni più o meno differenti, finché riusciremo a risolvere brillantemente
il problema. E allora saremo pronti ad affrontare un problema leggermente più
difficile, forse, oppure una nuova edizione di un vecchio problema. A che serve
una lezione? Ad imparare, a crescere. Il karma ci presenta implacabilmente il
risultato delle nostre azioni in modo che noi possiamo costantemente misurarle e
valutarle, comprenderne il significato e le ramificazioni. Non possiamo
comprendere gli altri finché non siamo passati anche noi esattamente per la
stessa esperienza: la saggezza si conquista attraverso l'esperienza e la
sofferenza, sperimentando personalmente, in vivo, il vero significato delle
varie condizioni di vita.
Le anime "crescono" e diventano più mature, più benevole, più comprensive, fino
a quando la comprensione spirituale si fa strada nella nostra coscienza e noi
ricordiamo che non è questo il luogo a cui apparteniamo, e proviamo il desiderio
di scioglierci dalle catene della materia. Il corpo materiale nel quale abitiamo
non è l'unica dimensione possibile per la nostra vera essenza, ma un veicolo
utile che può essere utilizzato per il nostro viaggio in questa dimensione. Ne
abbiamo bisogno nella misura in cui abbiamo bisogno di sperimentare gli oggetti
materiali dei sensi, ma una volta che questa necessità viene superata
naturalmente (non artificialmente!), ci rendiamo conto che è possibile vivere in
una dimensione più libera ed elevata.
Il karma (l'azione e la reazione) diventa dunque il mezzo per comprendere e per
superare i condizionamenti e i bisogni limitanti della dimensione materiale.
Quando il mezzo ha espletato la sua funzione, cessa di esistere. Quando abbiamo
compreso la lezione, il nostro karma svanisce. Quando raggiungiamo una vera e
profonda comprensione della nostra vera natura, ogni legame karmico si dissipa e
perde significato, aprendoci la porta della liberazione. Liberarsi dal karma
significa dunque liberarsi dal giogo del condizionamento, non essere più
costretti a vivere in un corpo pieno di sofferenza, di angoscia, di ignoranza.
Significa non identificarsi più con il corpo materiale e con la materia stessa,
imparare ad avere la giusta relazione con noi stessi, con gli altri, con la
natura e con il divino. Questo è lo scopo della vita umana.
IL KARMA E' UN CONCETTO SETTARIO?
Il karma non è semplicemente un
concetto filosofico o teologico caratteristico e limitato a una particolare
tradizione culturale: si tratta di una legge di natura alla quale tutti gli
esseri sono soggetti, a qualunque religione appartengano -- e persino se sono
atei o agnostici. In particolare, tutti gli esseri umani colti e sensibili della
storia hanno riconosciuto istintivamente il legame fondamentale tra karma e
alimentazione.
Quasi tutte le religioni hanno sempre predicato di astenersi dalla carne, a
cominciare da diversi gruppi di sacerdoti egizi, che con la dieta vegetariana
trovavano più facile mantenere il voto di castità necessario alla loro
preparazione interiore. Essi rifiutavano anche le uova, che definivano "carne
liquida". Sebbene il Vecchio Testamento, la base del Giudaismo, contenga qualche
accenno al mangiare carne, chiarisce tuttavia che la situazione ideale è il
vegetarianesimo.
Molti cristiani sono stati tratti in inganno da alcuni passi del Nuovo
Testamento dove si dice che Cristo mangiò carne. In realtà Gesù apparteneva alla
comunità ebraica degli Esseni, che erano vegetariani e seguivano una pratica di
vita molto sobria; inoltre risulta da diversi passi dei Vangeli che aveva fatto
voto di Nazireato (che comporta tra l'altro l'astensione da cibi non
vegetariani, i frequenti digiuni e pratiche di purificazione, il non tagliarsi
capelli e barba, il non indossare abiti lussuosi). Studi accurati sugli antichi
manoscritti greci hanno rivelato che le parole tradotte nelle versioni
successive come "carne" sono in realtà trophe e brome, che significano solo
"cibo" o "atto del mangiare" in senso lato. Ad esempio, nel Vangelo di San Luca
(8:55) si legge che Gesù resuscitò una donna dalla morte e "ordinò di darle
della carne". La parola greca originale tradotta come "carne" è phago, che
significa semplicemente "cibo". Quindi ciò che Cristo disse, in realtà, fu
"datele da mangiare". La parola greca che indica la "carne" è kreas, e non viene
mai usata in riferimento a Cristo; quindi neanche nel Nuovo Testamento è mai
detto che Cristo mangiò carne. Questo, d'altronde, coincide con la famosa
profezia di Isaia sulla comparsa di Gesù: "Una vergine concepirà e genererà un
figlio, e il suo nome sarà Dio è con noi. Burro e miele saranno il suo cibo,
perché saprà rifiutare il male e scegliere il bene."
Clemente di Alessandria, un padre della Chiesa, cita l'esempio dell'apostolo
Matteo, che "si cibava di semi, noci e vegetali, senza carne." San Gerolamo, un
altro padre dell'antica Chiesa cristiana, che autorizzò la versione latina della
Bibbia tuttora in uso, scriveva, "Cucinare vegetali, frutta e legumi è facile ed
economico", e suggeriva questa dieta a chi voleva diventare saggio. San Giovanni
Cristostomo considerava il consumo di carne innaturale e crudele da parte dei
Cristiani: "Ci comportiamo come lupi, come leopardi... anzi peggio di loro,
perché la natura ha previsto che essi si nutrissero in quel modo, ma noi, ai
quali Dio ha dato la parola e il senso della giustizia, siamo diventati peggio
di belve feroci." San Benedetto, fondatore dell'ordine dei Benedettini,
prescrisse ai suoi monaci una dieta essenzialmente vegetale. Anche ai Trappisti
era vietato, fin dalla fondazione dell'ordine nel diciassettesimo secolo,
mangiare carni e uova, e benché con il Concilio Vaticano del 1960 il divieto sia
stato tolto, ancora oggi molti frati trappisti si attengono alle leggi
originali.
Anche la Chiesa cristiana Avventista raccomanda ai suoi membri di essere
vegetariani. Pochi lo sanno, ma l'enorme industria della "prima colazione"
americana nacque in un luogo di cura naturale condotto dal dottor John H.
Kellogg, membro attivo della Chiesa Avventista, il quale era costantemente alla
ricerca di breakfast a base di vegetali per i ricchi malati della sua stazione
climatica; fu lui l'ideatore dei fiocchi di mais integrale che avrebbe poi
distribuito in tutto il Paese. Con il passare degli anni, a poco a poco il
dottor Kellogg separò gli affari dalla religione e costituì l'industria che
ancora oggi porta il suo nome.
Il più grande numero di vegetariani si trova in India, patria del buddhismo, del
jainismo e dell'induismo. Il buddhismo, nella fattispecie, nacque come reazione
all'enorme sterminio di animali che si compiva nell'antichità in nome di
perversi rituali religiosi. Il Buddha pose fine a queste pratiche, proponendo la
Sua dottrina dell'Ahimsa, cioè della non violenza. I suoi seguaci, emigrati in
tutto l'Oriente, lavorarono umilmente e instancabilmente per convertire al
vegetarianesimo teorico e pratico intere popolazioni, arrivando al punto di
aprire ristoranti vegetariani all'interno dei templi buddisti e di inventare
nuovi alimenti simili alla carne, come seitan, tempeh ecc.
Le antiche Scritture vediche dell'India, che risalgono a tempi molto precedenti
al buddhismo, accentuano la non violenza come principio fondamentale del
vegetarianesimo. La Manu-samhita, l'antico codice indiano di leggi, stabilisce:
"Per avere carne è sempre necessario ferire delle creature viventi e questo è un
ostacolo per il raggiungimento della beatitudine celeste; si eviti dunque di
mangiare carne... Considerata la disgustosa origine della carne e la crudeltà di
incatenare e uccidere delle creature, è necessario astenersi dal mangiare
carne." Bhaktivedanta Swami Prabhupada, che ha tradotto e commentato oltre
cinquanta volumi dei classici della filosofia e della religione indiana, scrive,
"Nella Manu-samhita è sancito il principio che una vita vale una vita, osservato
praticamente in tutto il mondo. Così, ci sono altre leggi che stabiliscono che
si è colpevoli anche se si uccide solo una formica: poiché noi non possiamo
creare, non abbiamo il diritto di togliere la vita a nessun essere vivente.
Secondo la legge divina, uccidere un animale è grave come uccidere un uomo e chi
non segue questo principio segue delle leggi di comodo. Anche nei dieci
Comandamenti è scritto, Non uccidere. Questa legge è perfetta, ma l'uomo la
interpreta in modo sbagliato, pensando, Non ucciderò nessun uomo, ma potrò
uccidere un animale. Così la gente s'inganna e crea dolore per sé e per gli
altri.... Tutti siamo creature di Dio, in qualunque corpo alberghiamo e
qualunque abito indossiamo. Dio è il nostro Padre supremo. Un padre può avere
molti figli, alcuni intelligenti e altri no; ma se un figlio intelligente dice
al padre, Mio fratello non è molto intelligente, lascia che io lo uccida;
pensate voi che il padre possa essere d'accordo? Allo stesso modo, se Dio è il
nostro Padre supremo, perché dovrebbe essere contento di vederci uccidere gli
animali, che sono anch'essi Suoi figli?"
VIOLENZA E SOFFERENZA
Abbiamo visto come il karma
(l'azione che porta una reazione, la causa che produce l'effetto) leghi l'essere
umano alla sofferenza e ai limiti della materia, e come ogni sofferenza che
provochiamo ci costringe a trovarci in una situazione in cui dovremo soffrire
una pena simile a quella che abbiamo causato agli altri. Non c'è bisogno di
aspettare l'inferno o il purgatorio: noi ci costruiamo da soli il nostro
inferno, il nostro purgatorio, anche su questa stessa terra. Forse non sarà una
reazione immediata, forse potranno passare degli anni prima che siamo costretti
ad affrontare la punizione -- o la purificazione o l'apprendimento della
lezione, come preferiamo considerarla. Non sappiamo quando il frutto delle
nostre cattive azioni giungerà a maturazione e quali semi produrrà a sua volta.
Il legame karmico tra due esseri è oggetto di una scienza antichissima e
complessa, definita nei Veda, le scritture sanscrite dell'antica India che ci
hanno dato anche il termine stesso di "karma". In poche parole, dobbiamo sapere
che si tratta del legame sottile che unisce due o più spiriti e che non viene
interrotto con la morte. Ci si ritrova in situazioni diverse, in corpi diversi,
in ruoli diversi, ma si sente che c'è qualcosa che ci lega, nel bene o nel male,
con l'altra persona. Un colpo di fulmine? Un'attrazione a prima vista? Un
incontro "magico"? Una invincibile e inspiegabile antipatia? Una persecuzione
ingiustificabile? L'impressione di conoscersi da sempre non è priva di
fondamento.
Questo legame karmico si estende al di là delle limitazioni del corpo e può
legare le persone a prescindere dal corpo che rivestono, dal fatto che appaiano
come un essere umano o un animale. In realtà chi fa del male, con la coscienza
di fare male, si sta già condannando da solo: impercettibilmente la sua
coscienza (o il subcosciente, se così vogliamo chiamarlo) lo porterà secondo le
leggi dell'universo fino alla posizione in cui potrà scontare la sua colpa,
pagare il suo debito e imparare la lezione. Nel cuore di ogni essere, insegnano
le scritture vediche, abita l'Anima Suprema, che assegna a ciascuno le gioie e
le sofferenze che gli spettano a seconda delle sue azioni, delle sue parole e
dei suoi pensieri.
Quella stessa insoddisfazione indefinibile, provata dalle persone che hanno
avuto tutto nella vita e ancora non sono contente, il sottile rimorso di chi ha
agito male, il disgusto di vivere e l'angoscia inspiegabile che ci portano a
fare del male a noi stessi (con passatempi pericolosi, con il consumo di
sostanze tossiche e dannose, con forme di autopunizione più o meno consapevole)
sono una prova di questa reazione sottile, che nasce dal loro stesso cuore e non
potrà mai essere ingannata o elusa. Questo giudice inflessibile non potrà mai
essere corrotto o confuso da abili avvocati, e nessuno potrà evitare che la
giusta sentenza venga eseguita, perché noi diventiamo giudice, giuria e
carnefice di noi stessi.
LA RUOTA DELLE RINASCITE
La reincarnazione è dunque un
meccanismo fisico, scientifico, perfettamente logico, naturale e giusto. Come
potrebbe un Dio d'amore, perfettamente compassionevole, lasciare all'essere
umano una sola vita, talvolta fin troppo breve e sfortunata, per salvarsi o
dannarsi per l'eternità? E far partire svantaggiati alcuni Suoi figli senza
alcuna ragione apparente (subnormali, malati gravi sin dalla nascita, figli di
genitori indegni, orfani, poveri) e lasciar prosperare materialmente il malvagio
lasciandogli accumulare una quantità enorme di colpe senza dargli nemmeno
l'occasione di capire in quale abisso sta sprofondando? Oppure, come si
spiegherebbe il ricordo chiaro di dettagli di vite passate, che spesso
riemergono nella regressione ipnotica, o perfino spontaneamente in alcuni casi?
Come si spiegano le conoscenze "istintive" musicali, matematiche o linguistiche
di alcuni bambini?
La risposta è semplice. Noi non cominciamo con questo corpo e non finiamo con
questo corpo. Alcuni portano con sé ricordi da corpi precedenti, altri hanno
promesso di tornare e tornano, anche se non hanno dei ricordi chiari. Noi siamo
pellegrini nel grande viaggio della vita e le nostre strade si incrociano e si
dividono continuamente. Per qualche breve giorno ci fermiamo in una locanda,
conosciamo degli amici e poi di nuovo dobbiamo ripartire, con abiti nuovi, per
una nuova tappa del viaggio. Parleremo più diffusamente di questo argomento in
altra sede, perché la trattazione della scienza della reincarnazione richiedebbe
da sola parecchi volumi. Ci basti comprendere, a questo proposito, che il karma
è un concetto strettamente legato alla reincarnazione.
La parola sanscrita che definisce la ruota delle rinascite è "samsara". Altre
parole interessanti a questo proposito sono "mara", che significa "morte" e "mamsa",
che significa "carne". Il termine mamsa è la fusione di due pronomi, "mam" (io)
e "sah" (lui, questo) e ha origine da un rito antichissimo prescritto nei Veda a
chi volesse a tutti i costi mangiare carne animale. Tutte le Scritture
proibiscono di uccidere indiscriminatamente gli animali per cibarsene: a coloro
che non riescono a rinunciare all'idea di mangiare carne venivano prescritti dei
sacrifici, dei rituali, da compiersi soltanto in momenti particolari e davanti
alla Divinità -- che dovevano servire a sensibilizzare l'uomo incosciente sulle
conseguenze dei suoi atti. In uno di questi rituali, contemplato nell'adorazione
della forma distruttrice del divino, Madre Kali, era permesso sacrificare una
capra in una notte senza luna, ma bisognava parlare all'animale rivolgendogli
queste parole: "Ora io tolgo la vita a questo animale, ma la Divinità mi sia
testimone che in un giorno non lontano questo animale prenderà la mia vita."
In questo modo gli antichi codici indiani mettono in guardia coloro che sono
intenzionati a perpetrare una facile violenza al solo scopo di gratificare il
palato con il sapore del sangue e della carne di un altro essere: chiunque
uccide un animale dovrà rinascere ed essere ucciso -- nella civiltà vedica è
considerata particolarmente esecrabile l'uccisione di animali miti, sensibili,
intelligenti, generosi e amici dell'uomo, come la mucca e il cavallo.
E' inoltre importante, secondo le antiche Scritture, riconoscere il diritto di
proprietà di Dio sulla vita di ogni creatura, perciò questi sacrifici erano
ufficialmente offerti a Dio. Gli animali offerti in sacrificio non erano in
alcun modo maltrattati o disprezzati, ma godevano di ogni onore e cura fino al
momento dell'uccisione rituale, in cui veniva recisa loro la giugulare. Infine,
prima che l'animale fosse squartato e le sue carni fossero consumate, bisognava
aspettare che tutto il sangue fosse fluito dal corpo (cioè che l'animale fosse
proprio morto).
In nessuna parte delle Scritture, di nessuna tradizione religiosa, si parla di
allevamenti lager, macellerie, mattatoi, di file di creature terrorizzate in
attesa di una scarica elettrica che si limita a tramortirle per poi essere
gettate, ancora vive, in acqua bollente oppure squartate senza nessuna pietà e
nessun rispetto. La sensibilità e l'amore per gli animali, manifestati oggi da
tante persone evolute, dovrebbero senz'altro esprimersi in un'alimentazione non
violenta, non macchiata dalla sofferenza di tante povere creature di Dio.
DALLA PARTE DEGLI ANIMALI
Negli ultimi tempi abbiamo
assistito a una sempre maggiore presa di coscienza da parte del pubblico sulle
questioni etiche, filosofiche e religiose, a un'evoluzione della consapevolezza
collettiva. Molte più persone si interessano del benessere degli altri,
sinceramente, senza secondi fini. Si diffondono i movimenti per i diritti delle
minoranze, dei bambini, degli animali, della terra. Cadono i vecchi miti dello
sfruttamento e dell'egoismo, le false idee di superiorità e di importanza basate
sull'esteriorità. E questo non può che renderci felici.
Siamo felici di constatare che la gente s'interessa sempre più alle domande che
sono veramente fondamentali nella vita di un essere umano. Questo significa che
la società sta producendo una maggiore coscienza e sensibilità nell'animo umano.
La caratteristica dell'essere umano è quella di porsi domande sulla vita: se non
fosse per questo, infatti, le sue attività non sarebbero differenti da quelle
degli animali. Come l'animale, l'uomo mangia, dorme, si accoppia, alleva
amorevolmente dei figli, soffre, prova piacere, si ammala, invecchia e muore.
Come l'animale, l'uomo ha bisogno di cibo, di riparo, di affetto, della
compagnia dei suoi simili e prova il desiderio di possedere e dominare
l'ambiente che lo circonda. Anche un animale si sacrifica per i suoi figli e per
la compagna, è fedele verso i suoi amici e riconoscente verso chi l'ha trattato
con bontà, così come ricorda a lungo chi gli ha fatto del male e prova il
desiderio di vendicarsi. Anche un animale sogna, impazzisce, si lascia morire
per la disperazione, costruisce opere d'arte e di ingegneria, ama la bellezza e
la libertà.
Molti animali se la cavano persino meglio dell'uomo. Le api hanno
un'organizzazione sociale invidiabile e altamente specializzata, eccellenti
tecniche di produzione industriale, una laboriosità proverbiale, libera da
scioperi e lotte di classe, dove tutti lavorano in perfetta collaborazione e
solidarietà. Le formiche, in particolare, allevano e mungono mandrie di afidi e
coltivano i loro minuscoli campi per il beneficio della comunità, hanno città,
granai in comune ed eserciti organizzati. I castori possiedono capacità tecniche
e scientifiche fenomenali, tali da costruire dighe ingegnose per deviare il
corso dei fiumi. I branchi di lupi sono un esempio perfetto di solidarietà e
fedeltà, e i maschi proteggono femmine e piccoli anche se non sono i propri.
Riguardo al rispetto per l'ambiente, alla mancanza di avidità e senso di
prevaricazione e violenza, gli animali avrebbero molto da insegnarci. Il
criterio decisivo non può essere la capacità di comunicare nelle questioni
pratiche, perché abbiamo visto che molte specie animali lo fanno egregiamente
con codici specifici più complessi del linguaggio, usando tecniche e facoltà che
ci appaiono spesso incomprensibili.
Ci sono animali più miti e animali più feroci, così come ci sono esseri umani
più miti ed esseri umani più feroci. Stabilire la superiorità dell'essere umano
rispetto all'animale semplicemente sulla base della maggiore capacità di
prevaricazione dell'essere umano non è certamente un criterio civile. Inoltre,
esistono esseri umani più o meno intelligenti, così come esistono animali più o
meno intelligenti. Alcuni esseri umani mongoloidi o subnormali possiedono
un'intelligenza e una discriminazione inferiori a quelle di molti animali.
Questo ci dà il diritto di disporne a nostro piacimento senza alcun riguardo per
le loro sofferenze, e magari di macellarli per farne bistecche e salsicce, di
venderne la pelle all'industria pellettiera, i capelli per farne materassi, le
ossa e il sangue sul mercato dei fertilizzanti o delle materie prime per i
saponi? Assurdità? In un passato non lontano l'ideologia nazista giustificava un
atteggiamento simile verso ebrei, neri, religiosi, zingari, dissidenti e
"diversi" di vario genere. E' interessante confrontare le fotografie dei carri
bestiame carichi di deportati diretti verso i campi di concentramento con i
carri bestiame carichi di mucche dirette verso il mattatoio, le camere a gas con
i moderni mattatoi, gli occhi dei deportati con gli occhi degli animali in
gabbia o in attesa della macellazione.
I bambini sono spesso più sensibili degli adulti a questa realtà. Vivendo
accanto a un animale (un cane, un gatto, un agnellino) si affezionano a queste
creature e vedono che il loro affetto viene ricambiato. Chiunque abbia avuto in
casa un animale ha percepito la sua presenza come quella di una "persona" o
addirittura un componente della famiglia, un figlio o un amico. In molte città
del mondo esistono cimiteri per gli "amici a quattro zampe". Chi avrebbe il
coraggio di uccidere e mangiarsi il proprio cane, fedele compagno di giochi e
avventure? Certo, esistono molte persone prive di sensibilità e compassione.
"D'accordo, soffre. E allora?" Le logiche del profitto, dell'interesse
egoistico, della gratificazione personale soffocano la voce della nostra
coscienza -- in modo che anche quando si tratta della sofferenza di altri esseri
umani, quella voce non si sente quasi più.
Affermare, come si è sostenuto a lungo e come molti continuano a pensare
tuttora, che l'animale non sia altro che una "cosa" da comprare e vendere, un
oggetto senza diritti, sentimenti o dignità, un "prodotto" destinato alla nostra
alimentazione o al nostro abbigliamento, non è soltanto una grave ingiustizia ma
soprattutto una incredibile assurdità. Un tempo, per giustificare lo
sfruttamento e i maltrattamenti di esseri umani verso altri esseri umani,
persino grandi luminari e rappresentanti della Chiesa sostenevano che donne e
negri non avessero un'anima (e forse c'è qualcuno che lo pensa ancora oggi).
Ultimamente, però, la Chiesa sta facendo degli sforzi apprezzabili per chiarire
la sua posizione teologica in modo più sensato. Ma come al solito si tratta di
intendersi sui termini e soprattutto di lasciare spazio alla nostra coscienza,
alla nostra pulizia interiore, alla nostra onestà. Chi potrebbe, in tutta
onestà, affermare che l'animale è un oggetto?
Certo, l'animale non ha la possibilità di scegliere tra il bene e il male perché
è costretto a comportarsi secondo le leggi della natura, limitato dai suoi
istinti. L'animale non ha le capacità di astrazione filosofica o etica, di
esperienza mistica e religiosa, di espressione articolata e individuale. Non può
"commettere peccato" e la sua evoluzione nel ciclo karmico è sempre e
costantemente positiva, ma non gli permette di comprendere consapevolmente le
lezioni karmiche e liberarsi dal ciclo di morti e rinascite con la coscienza
della propria identità spirituale. L'essere umano ha la coscienza di una realtà
superiore alla vita quotidiana, di un disegno che trascende la nostra vita
individuale, che ci porta a concepire l'esistenza del destino e della volontà di
Dio. L'essere umano non si accontenta di mangiare, dormire, accoppiarsi, giocare
e difendersi, ma si ferma e pensa: perché vivo? da dove vengo? dove sto andando?
a che serve la mia vita? come posso ottenere una felicità di livello superiore?
Questa è l'unica vera eredità dell'essere umano, la gemma preziosa che lo
solleva dal fango di questo mondo.
Questi interrogativi esistenziali, filosofici e religiosi costituiscono la
caratteristica comune a tutti gli esseri umani di ogni cultura e tradizione. Le
tradizioni religiose o filosofiche autentiche aiutano l'individuo a diventare
sempre più consapevole e a trovare le risposte a queste domande. Parafrasando
una famosa massima, potremmo dire: "L'uomo è un animale religioso o filosofico."
Chi sono io? Le scritture religiose ci rispondono: "tu non sei semplicemente il
corpo, non sei semplicemente la mente, sei spirito." Perché mi trovo qui, in
questa vita, in questo mondo? Le scritture spiegano che stiamo viaggiando
attraverso le diverse specie di vita per imparare a ritrovare noi stessi e
liberarci dai condizionamenti della materia. Il desiderio di essere padroni del
mondo travolge tutti, in maggiore o minore misura. C'è chi si accontenta di una
stanza, chi vuole il mondo intero. Chi si accontenta di una famiglia, chi vuole
essere servito e onorato dalle folle. Il problema è che tutti desiderano essere
serviti e nessuno desidera servire, mentre in realtà tutti gli esseri viventi
sono sempre, eternamente, servitori per natura. Il capofamiglia serve la sua
famiglia lavorando per mantenerla, l'industriale serve i suoi dipendenti dandosi
da fare per procurare del lavoro e uno stipendio, il politico serve i suoi
elettori che altrimenti non lo sosterrebbero, il capo di Stato serve il popolo.
Quando il loro servizio non è soddisfacente, arrivano le grane. Se poi non
abbiamo trovato nessuno da servire, cerchiamo un cane, un gatto, un pesce rosso
da accudire -- l'idea è che siano nostri schiavi, nostra proprietà, ma chissà
come, ci ritroviamo sempre ad essere legati al loro servizio...
La natura dell'anima spirituale è quella di impegnarsi con gioia in un servizio
d'amore, perciò tutti i nostri sforzi di trovare la felicità diventando padroni
invece che servitori sono destinati all'insuccesso. Il problema è che non
sappiamo chi dobbiamo servire: né i familiari, né i dipendenti, né i
concittadini possono ricambiare il nostro servizio con l'amore, la felicità, la
protezione e l'abbondanza che noi desideriamo e che ci aspettiamo. In realtà, in
cambio del nostro amore e del nostro servizio ci aspettiamo una ricompensa
illimitata, quale soltanto il Signore Supremo e illimitato è in grado di dare.
ARMONIA E AMORE
Quando si parla di amore spesso
si rischia di cadere in qualche equivoco, perciò è necessario definire bene il
concetto. L'amore è un atteggiamento positivo, il desiderio di dare, di mettersi
in sintonia, di comprendere e servire, non il desiderio di possesso, di
controllo, di gratificazione e di dominio che spesso viene contrabbandato per
amore. L'amore vero non si manifesta solo nella relazione coniugale, ma verso
gli amici, le persone che ci sono affini e care, verso la natura e le cose
belle, verso Dio. Questo desiderio di armonia si può -- e si dovrebbe --
manifestare anche in relazione al nostro corpo e al corpo degli altri esseri
viventi, che sono manifestazioni dell'energia del Signore, Sue creazioni e
proprietà. Non possiamo fare del male al nostro corpo e pensare di poter essere
felici. Torturare il nostro stesso corpo con veleni, posizioni e movimenti
innaturali, mancanza di aria, luce, acqua pulita non potrà che provocare
malattia e sofferenza, insoddisfazione e frustrazione.
Come liberarci da tutto questo? Naufraghi nell'oceano dei desideri di
gratificazione, sballottati dalle onde di attrazione e repulsione, di gioia e
dolore, di illusione e delusione, la prima cosa da fare è smettere di annaspare
e vincere il panico. La nostra vera felicità va cercata all'interno, al di là
delle condizioni effimere di questo mondo, nei valori interiori e spirituali che
ci permettono di vedere dove stiamo andando. La gratificazione, il piacere e le
gioie che ci sono concessi, così come i disagi, le sofferenze e le difficoltà
che ci aspettano, sono già stati calcolati a seconda dei nostri crediti e debiti
karmici. Il conteggio viene aggiornato continuamente, perché ad ogni istante noi
agiamo e creiamo nuovi crediti o debiti karmici oppure li liquidiamo. E' un po'
come un conto bancario, che ha delle scadenze in cui maturano gli interessi
attivi o passivi; se siamo pratici possiamo tenere sott'occhio costantemente il
saldo del conto e sapere che cosa ci aspetta. Per migliorare la situazione del
nostro conto, però, dobbiamo accumulare dei crediti, non cercare di spendere più
di quello che abbiamo: quando ci troviamo in una condizione difficile, la
reazione inconsulta è quella di forzare le cose, di strizzare più vantaggi dalle
situazioni e dalle persone che ci circondano, senza renderci conto che in questo
modo il nostro conto karmico sta andando in rosso.
La natura tende all'equilibrio ed ogni reazione è uguale e contraria all'azione
che l'ha causata, né di più né di meno. Ogni volta che cerchiamo di modificare
questo equilibrio a nostro vantaggio egoistico, perseguendo il piacere a tutti i
costi, senza preoccuparci delle conseguenze delle nostre azioni, creiamo uno
scompenso, un disavanzo nel conto, che la natura provvede a riequilibrare
presentandoci di volta in volta il conto. I piaceri sono prelievi dal conto, il
lavoro sincero rappresenta un versamento, la disciplina costituisce un
risparmio: è sempre questione di dare e avere.
Ogni essere vivente, in quanto creatura e figlio di Dio, ha ricevuto una specie
di appannaggio per il suo mantenimento. Agli erbivori sono state assegnate le
piante e l'erba, ai carnivori il sangue e la carne o addirittura le carcasse in
putrefazione di altri esseri. Anche all'essere umano è stata assegnata una parte
specifica per il suo mantenimento e non deve cercare di impadronirsi della parte
destinata ad altri, perché tutto appartiene al Signore Supremo e noi siamo
soltanto Suoi dipendenti.
Il fiume della vita scorre trasportandoci verso una destinazione naturale ma che
ancora non conosciamo. Noi possiamo tenerci a galla con intelligenza o annaspare
alla cieca, utilizzare barche o nuotare, collaborare con altri oppure
arrangiarci da soli, sebbene la corrente ci spinga continuamente verso altri
viaggiatori. Possiamo ammirare la bellezza del paesaggio, ma il nostro scopo è
arrivare alla meta, e non quello di perderci nella contemplazione delle rive.
La nuova era che si apre davanti a noi è un'epoca di fratellanza, di armonia
universale, di liberazione. Possiamo trarre insegnamenti e ispirazione per
questa delicata e complessa trasformazione della società e del mondo dall'antica
saggezza vedica, esposta nelle scritture più antiche del mondo, risalenti a
oltre cinquemila anni fa e ancora oggi seguite da milioni di persone in tutto il
mondo.
Chi volesse approfondire la conoscenza di questi importantissimi testi può
consultare le opere di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
pubblicate in Italia dalla Edizioni Bhaktivedanta.