Perchè
vegetariani
Parama Karuna d.
Motivi ambientali, economici, sociali
Il massiccio
consumo di carne e alimenti non vegetariani richiede l'utilizzo di terreni
sempre più estesi per la coltivazione dei foraggi o per il pascolo del bestiame.
Il pascolo intensivo, non consociato con altre coltivazioni o piantagioni
perenni (alberi ecc.) impoverisce velocemente il terreno: lo strato superficiale
di humus viene lavato via dalla pioggia o soffiato via dal vento perché non ci
sono le radici profonde delle altre piante a trattenerlo, e non viene
rimpiazzato perché non ci sono foglie o altre parti caduche delle piante a
decomporsi nel terreno. Ben presto i pascoli diventano sterili, e quando la
terra è sterile e senza alberi, le nuvole passano più facilmente oltre, e vanno
a scaricare la pioggia su zone ricche di boschi. Questo è precisamente ciò che
accade ogni anno nella foresta pluviale dell'Amazzonia, dove centinaia di specie
scompaiono per sempre proprio a causa dell'abbattimento degli alberi e della
distruzione di un complesso ecosistema, eliminati per far posto ai "pascoli per
hamburger".
Il consumo di risorse alimentari pregiate come soia, grano, mais, arachidi, e di
altre risorse, come acqua, concimi, lavoro di uomini e macchinari con il
conseguente consumo di carburanti ecc., energie usate per l'allevamento, il
trasporto, la macellazione e la preparazione della carne -- oltre
all'inquinamento che ne deriva direttamente e indirettamente -- per la
produzione di un chilo di carne è da 10 a 35 volte superiore alla quantità di
risorse necessarie per produrre un chilo di proteine vegetali ad alto valore
biologico (come la soia, ad esempio). Ne consegue che il principale responsabile
della fame nel mondo è proprio il consumo di carne da parte del 20% della
popolazione mondiale, che divora le risorse dell'80% dell'intero pianeta.
Come fa dunque l'industria della carne a tenersi a galla? In che modo riesce a
mantenere i costi abbordabili dal pubblico? Con i contributi dello Stato, della
Comunità Europea, con i finanziamenti speciali: grazie alle tasse che pagano i
cittadini. Il costo della carne non è quello che vedete scritto sul listino del
macellaio: c'è un prezzo nascosto, che nessuno vi dice, ma che esce dalle vostre
tasche comunque sono forma di tasse di vario genere che pagate allo Stato.
Gli allevamenti intensivi rappresentano una delle maggiori cause di inquinamento
del pianeta sia dal punto di vista delle acque che dal punto di vista degli
scarichi a terra. Il disastro delle alghe nell'Adriatico, e della morte per
soffocamento dei fiumi e dei laghi, per eccesso di fosfati che causano una
proliferazione eccessiva di alghe, che tolgono l'ossigeno all'acqua: ecco alcuni
di risultati degli scarichi degli allevamenti di maiali e bovini da macello.
I migliori appezzamenti di terreno e i migliori raccolti di cereali e legumi dei
Paesi in via di sviluppo prendono la via dei grandi allevamenti intensivi
occidentali. Infatti nel cosiddetto "terzo mondo" i costi sono ancora abbastanza
bassi da permettere dei margini agli allevatori. Non importa se poi quello che
resta non è sufficiente per il consumo diretto degli abitanti del paese
produttore. Questo provoca ovviamente un forte disagio nelle popolazioni di
questi paesi, che sfocia spesso in disordini e in guerre. Massacri, emigrazione
di massa, degrado sociale e culturale, terrorismo, delinquenza.... sono
collegati anche se indirettamente con la produzione di ciò che mangiamo.
Un altro problema sociale collegato con il consumo di carne e alimenti non
vegetariani è la condizione di disagio psico-fisico provocata da una dieta
sbagliata, da un eccesso di tossine nel corpo, dall'adrenalina "estranea"
introdotta con la carne degli animali macellati, come hanno dimostrato parecchi
studi sul comportamento alimentare dei giovani "difficili".
Motivi igienico-medici
Il contenuto nutritivo della carne è scarso: circa il 70% di acqua, il 10-20% di
proteine complesse e quindi più laboriose da digerire e utilizzare, 10% o più di
grassi saturi e colesterolo, niente amidi o zuccheri (le sostanze che di solito
l'organismo usa per produrre energia). Pochi sali minerali, poche vitamine,
niente fibre alimentari. In compenso, molti residui di pesticidi, insetticidi,
scorie di lavorazione, concimi chimici, metalli pesanti e altre sostanze
inquinanti (che l'organismo animale accumula sia dal cibo che dall'ambiente),
oltre ai medicinali (antibiotici, tranquillanti, ormoni, sostanze anemizzanti
usate per ottenere una carne "bella bianca" in vitelli e volatili) normalmente
aggiunti al foraggio, e alle tossine prodotte dall'organismo stesso degli
animali in condizioni di stress e di sofferenza. Un discorso a parte merita
l'adrenalina non smaltita dall'animale al momento della morte, e che resta nei
tessuti, passando direttamente nell'organismo di chi mangia la carne:
l'adrenalina, una delle più potenti endorfine prodotte dagli organismi viventi,
è una sostanza neurotrasmettitrice che stimola l'aggressività. Come gli esseri
umani, gli animali producono oltre all'adrenalina numerosi altri
neurotrasmettitori che inducono le "sensazioni" di sofferenza, disperazione,
alienazione e così via.
Ma torniamo alle proteine. Il nostro organismo non è in grado di assimilare e
utilizzare le proteine così come sono, ma deve scomporle in aminoacidi
essenziali; in questo processo vengono liberate delle tossine e delle sostanze
di scarto. Le proteine animali sono più complesse di quelle vegetali, e quindi
più difficili da utilizzare. La gamma di aminoacidi essenziali contenuti nella
carne si trova anche nelle proteine della soia, delle arachidi e persino
dell'ortica individualmente, e in moltissimi altri alimenti vegetali in
consociazione tra loro (cereali e legumi, oppure cereali e noci consumati
insieme). Il "mito delle proteine" è ormai stato demolito dalla scienza moderna:
per un adulto di peso medio sono sufficienti 50 gr. di proteine al giorno,
ottenibili in modo completo e facile in un'alimentazione vegetariana varia ed
equilibrata.
Comunque, anche se il contenuto nutritivo della carne potesse giustificare un
suo consumo regolare, vale la pena di analizzare le differenze fondamentali tra
l'organismo degli animali carnivori e quello degli esseri umani. Ricordiamo che
le popolazioni tradizionalmente vegetariane sono sempre state le più longeve e
le più sane (come gli Hunza del Kashmir), mentre quelle tradizionalmente
carnivore (come gli Esquimesi) hanno una vita media molto breve.
1) L'intestino umano è molto più lungo di quello dei carnivori. Un intestino
corto permette alle feci contenenti i residui della carne di essere espulsi
velocemente, prima che vadano in putrefazione e compromettano la funzionalità e
l'integrità dell'organo. Questo è il motivo per cui nei paesi dove si consuma
più carne ci sono più casi di cancro all'intestino, coliti, diverticoliti e cc.
Inoltre, la mancanza di fibre alimentari nella carne causa sempre stitichezza,
con i soliti problemi collegati.
2) L'acido cloridrico prodotto dallo stomaco umano è inferiore come quantità (di
20 volte) rispetto a quello prodotto dallo stomaco di un carnivoro. L'acido
cloridrico serve a "sciogliere" i tessuti della carne e a disfarla, altrimenti
non potrebbe essere digerita affatto. Un essere umano che mangia carne tende
istintivamente ad accompagnarla con alimenti (alcolici, eccesso di zuccheri e
carboidrati raffinati) che creano un ambiente estremamente acido nello stomaco.
Il problema è che è troppo acido, per il nostro stomaco: da qui ulcere, cattiva
digestione e tutti i problemi collegati.
3) Altre caratteristiche anatomiche importanti distinguono l'uomo (e altri
animali vegetariani) dagli animali carnivori: il fatto che i carnivori sudano
attraverso la lingua e non attraverso la pelle (non hanno pori), il fatto che i
carnivori possiedono canini molto più sviluppati e "progettati" per uccidere e
sbranare, mentre gli esseri umani -- come altri animali vegetariani a preferenza
frugivora -- hanno grossi molari piatti per schiacciare e macinare frutta, semi
e altri cibi vegetali. Inoltre i carnivori hanno una saliva acida e mancano
completamente dell'enzima che serve invece a digerire i cereali (ptialina), e
ghiandole salivari molto più piccole delle nostre. Infine, la presenza di
artigli e la capacità di vedere meglio di notte permettono ai predatori di
cacciare meglio. L'uomo non è in grado, anatomicamente e fisiologicamente, di
predare e mangiare animali più grossi dei topi. Se vogliamo introdurre la
"civilizzazione" come argomento a sostegno delle capacità umane nella caccia,
ricordiamo che la cosiddetta "civilizzazione" ci permette anche di ignorare
completamente i nostri istinti naturali (i bambini piccoli di solito fanno
sempre storie quando viene loro propinata la carne per la prima volta, e nessuno
sente l'acquolina in bocca vedendo per strada un gatto morto), fino a farci
assumere sostanze estremamente dannose per il nostro organismo (come certe
droghe e sostanze psicotrope). Questa stessa "civilizzazione" permette di dar da
mangiare a mucche e pecore (animali notoriamente erbivori) scarti della
macellazione di altri animali ... naturalmente in questo modo si ottengono a
lungo andare dei danni genetici, come la famosa encefalite spongiforme, detta
"il morbo delle vacche pazze" che distrugge il sistema nervoso e può essere
trasmessa anche all'uomo attraverso il consumo della carne dell'animale malato.
4) L'organismo degli animali carnivori sintetizza vitamine che l'essere umano
non può sintetizzare, e viceversa. Lo sapevate che i gatti vengono uccisi dalla
vitamina C? Un vegetariano può trovare tutto il ferro, le vitamine del gruppo B
e le altre sostanze necessarie alla salute in moltissimi alimenti vegetariani,
specialmente in quelli integrali. La denutrizione e la malnutrizione non sono
caratteristiche dell'alimentazione vegetariana, bensì di una dieta che non
comprende neppure gli ingredienti vegetali necessari alla salute. Ci sono molte
persone anche obese, che consumano carne e altre sostanze non vegetariane,
gravemente sofferenti di carenze alimentari poiché non assumono una quantità
sufficiente di frutta e verdura fresca...
Motivi etici, filosofici, religiosi
La violenza inutile perpetrata sui deboli e sugli indifesi porta chi la compie a
soffocare in sé il rispetto verso la vita, la sensibilità e la compassione, il
senso della misura, il senso della giustizia. Le terribili condizioni di vita e
di morte imposte oggi a milioni di animali "da macello" (segregazione,
riproduzione artificiale, modificazioni genetiche, allevamenti intensivi,
mattatoi) ricordano dolorosamente quelle dei lager nazisti, e non hanno nessuna
vera necessità tranne quella del profitto per gli allevatori: perciò
rappresentano per i vegetariani "etici" un vero e proprio crimine.
Tutte le grandi religioni consigliano all'uomo di non nutrirsi di morte. Tra i
cristiani di oggi gli Avventisti, il movimento cattolico antispecista e tutti
quei gruppi che cercano di tornare al cristianesimo delle origini (Vita
Universale ecc.); tra gli ebrei numerosi maestri tra cui Pinchas Peli, come
spiega esaurientemente la Jewish Vegetarian Society; e naturalmente i buddhisti,
i jainisti e infine gli induisti, che sono vegetariani da millenni e che
rappresentano la maggioranza dei vegetariani etici sul pianeta. Tanto che negli
ultimi venti anni i vari movimenti filoinduistihanno diffuso notevolmente il
vegetarianesimo etico in occidente. Ma anche molti filosofi di ieri e di oggi
(che non seguivano una particolare religione) si sono schierati dalla parte dei
vegetariani.
Citiamo solo alcuni tra i vegetariani più illustri: Buddha, Clemente di
Alessandria, Diogene, Edison, Einstein, Franklin, Gandhi, Kafka, Leonardo da
Vinci, Lutero, Ovidio, Origene, Pitagora, Platone, Plotino, Plutarco,
Schopenhauer, Seneca, Shaw, Shelley, Socrate, Thoreau, Tolstoy, Voltaire. Anche
nel mondo contemporaneo la lista dei personaggi famosi che si sono dichiarati
apertamente vegetariani è molto lunga, e comprende sia attori e attrici che
musicisti, atleti, uomini politici, scrittori e intellettuali, eccetera.
Motivi edonistici
Sì: essere vegetariani è molto più piacevole che mangiare carne. Spesso i
detrattori dell'alimentazione vegetariana parlano di "rinuncia", "divieti",
"limitazioni", ma in realtà è possibile godere della vita soltanto quando si è
sani, ed è possibile gustare veramente i sapori quando le nostre papille
gustative e il nostro olfatto non sono ottusi da sostanze innaturali e dannose
per la nostra salute. I cibi dal sapore gradito non mancano affatto nel regno
vegetale, anzi, la maggior parte dei sapori caratteristici di carne, pesce e
uova possono essere ricreati facilmente, con grande precisione, con alimenti
completamente vegetariani. Provate a cuocere in forno delle patate alle erbe
aromatiche (salvia, rosmarino, alloro, timo), un cucchiaio di salsa di soia, un
cucchiaio di sesamo tritato e margarina vegetale: chi entrerà in casa vostra
sarà convintissimo che stiate cucinando del pollo arrosto! La serie dei
cosiddetti "sostituti" è quasi infinita: ma perché chiamarli sostituti? Il loro
sapore, la loro consistenza, il loro valore nutritivo è fine a sé stesso, e
risultano gradevoli anche a coloro che non hanno mai assaggiato la loro
"controparte" non vegetariana... semplicemente non gliene evocano il ricordo!
Non soltanto: mentre i vegetali sono capaci di interpretare la parte normalmente
affidata agli alimenti non vegetariani, non si può dire che gli alimenti non
vegetariani possano sostituire decentemente gli alimenti vegetali...
Gli alimenti vegetali sono fonte di gioia e soddisfazione in ogni fase della
loro preparazione: dalla coltivazione alla raccolta, al trasporto, all'acquisto,
alla pulizia, alla cottura, al consumo... i colori, i profumi, le sensazioni
tattili sono invitanti e piacevoli. Certamente non si può dire la stessa cosa
degli alimenti non vegetariani...
Per ulteriori informazioni potete contattare
Paramakaruna@satyam.net.in
harikathaitalia@yahoogroups.com
Che cosa significa vegetariano?
Molti pensano che l’alimentazione vegetariana sia “povera”, quasi punitiva,
austera, limitata alle verdure bollite, oppure che richieda molto tempo e fatica
per la preparazione, o ingredienti speciali e rari, esotici o di cattivo sapore.
In realtà vegetariano è semplicemente chi ha deciso di non mangiare nessun
animale o parte di animale.
Si tratta di una scelta che ha numerose motivazioni, come vedremo più avanti, ma
anche all’interno delle numerose interpretazioni del vegetarianesimo, esiste una
grandissima varietà di ingredienti e combinazioni che consente di preparare un
numero praticamente infinito di piatti squisiti, dalle ricette “dietetiche” di
poche calorie fino agli intingoli succulenti e ai dolci ricchissimi che popolano
i sogni dei golosi. Gli ingredienti vegetali possono essere trasformati con
tecniche piuttosto semplici fino ad ottenere l'equivalente di hamburger,
bistecche, spezzatini, polpette, paté e mille altri piatti apparentemente non
vegetariani.
Vegetarianesimo non significa dunque una vita di privazioni, una dieta monotona
o rigida, o tantomeno poco nutriente, come alcuni credono.
La scelta vegetariana è ormai condivisa da milioni di persone in tutto il mondo,
e il loro numero cresce costantemente, anche tra illustri medici e scienziati.
Non soltanto il corpo umano può fare benissimo a meno delle carne, ma
addirittura non mangiare carne porta enormi benefici alla salute, come hanno
ormai ampiamente dimostrato molte ricerche e studi.
La questione nutrizionale
Il contenuto nutritivo della carne è scarso, e consiste principalmente di
proteine (circa il 10 o 20%) e grassi (in percentuale variabile); il resto è
acqua. La carne non contiene carboidrati, che sono la fonte di energia
utilizzata preferibilmente dal nostro corpo, né fibre alimentari, che sono
enormemente importanti per il buon funzionamento dell'apparato digerente e in
particolare dell'intestino.
I sali minerali e le vitamine sono anch'essi scarsi rispetto alla quantità e
alla varietà di sali minerali e vitamine contenute negli alimenti vegetali. La
carne non contiene enzimi alimentari, che sono molto utili per favorire i
processi digestivi, e che sono invece presenti in grandi quantità negli alimenti
vegetali freschi.
A questo proposito vorremmo aggiungere che la carne non può mai essere "fresca",
a meno che l'animale non venga ucciso e mangiato immediatamente. Non molto tempo
dopo la morte dell'animale sopravviene infatti il cosiddetto rigor mortis,
l'irrigidimento caratteristico dovuto soprattutto alla coagulazione del sangue.
I consumatori di carne devono dunque aspettare che la carne "frolli", cioè che
il processo di decomposizione raggiunga uno stadio sufficiente ad ammorbidire la
carne allentando i legami cellulari. Un effetto analogo viene ottenuto dalla
surgelazione, che facendo congelare il sangue e i liquidi cellulari danneggia le
pareti delle cellule (tutti sappiamo che l'acqua ghiacciando si espande
notevolmente) e con lo scongelamento successivo i legami cellulari vengono
allentati.
Le proteine della carne sono complesse, quindi difficili da digerire, e i grassi
sono sempre saturi, cioè contengono un alto tasso di colesterolo. Nella sezione
delle malattie provocate dal consumo di carne parleremo più diffusamente del
problema del colesterolo in relazione alle malattie cardio vascolari.
Le proteine
Poiché la carne viene consumata soprattutto con l'idea di assumere proteine, è
necessario qui spendere alcune parole sull'argomento per chiarire bene le cose.
Così come i carboidrati (semplici, cioè gli zuccheri, e complessi, cioè gli
amidi) costituiscono il "carburante" del nostro organismo -- cioè producono
calorie per far funzionare il corpo e soprattutto i muscoli -- le proteine
possono venire paragonate a materiali di costruzione che vanno a rinnovare i
tessuti già esistenti o a creare nuovi tessuti. Le proteine sono chiamate
"macromolecole" in quanto sono molecole più grosse e complesse delle altre, e
più stabili, proprio come un muro deve essere stabile e solido.
Per costruire i propri tessuti, il nostro organismo prende delle proteine e le
spezza nei loro componenti essenziali, detti aminoacidi, poi li riassembla di
nuovo in varie forme a seconda del tipo di tessuti che deve costruire. Non solo:
l'organismo è in grado anche di creare "materiali da costruzione" a partire da
carboidrati e grassi, in caso di necessità.
Come possiamo facilmente comprendere, la scomposizione delle proteine complesse
(animali) è molto più laboriosa di quelle delle proteine semplici (vegetali),
così come è più difficile smantellare e riutilizzare i componenti di un muro
molto complesso, composto da materiali svariati e ben cementato, rispetto a
quelli di un semplicissimo muro di mattoni e argilla.
Proprio per questo l'uso di proteine complesse dà origine inevitabilmente a
tossine dannose per il nostro organismo (che possono essere paragonate ai
calcinacci e alle macerie varie). A lungo andare, le capacità di adattamento e
reazione del corpo possono venirne intaccate, anche geneticamente. Si possono
avere quindi generazioni di persone che partono già dall'inizio della loro vita
più deboli di salute, con un metabolismo più inefficiente e meno energie fisiche
e mentali.
Il fatto che le proteine animali contengano una grande varietà di amminoacidi
essenziali (quelli infatti richiesti per la costruzione dei nostri stessi
tessuti corporei) non costituisce un vantaggio decisivo. Infatti con
un'alimentazione vegetariana media si possono ottenere diversi tipi di
amminoacidi da varie fonti, anzi, certe combinazioni alimentari rendono molto
più facilmente utilizzabili un gran numero di aminoacidi. Ad esempio, la
classica combinazione popolare di cereali e legumi o noci
Non dobbiamo nemmeno dimenticare il fatto che alcuni alimenti vegetali, come i
legumi e le noci, contengono una varietà di aminoacidi essenziali pari a quella
della carne, e in quantità addirittura maggiore. La soia, ad esempio, è famosa
proprio per il fatto di fornire tutti gli aminoacidi essenziali, e in alcune
forme può arrivare ad una quantità percentuale di proteine anche tripla rispetto
a quella della carne, fornendo nel contempo anche una buona quantità di
carboidrati, una moderata quantità di grassi polinsaturi e la preziosa lecitina,
oltre a diversi sali minerali.
Come abbiamo già detto, la carne contiene un'alta percentuale di acqua, mentre
la soia e in generale i legumi vengono acquistati secchi; a parità di peso il
contenuto di proteine è quindi enormemente più alto e la convenienza economica è
enorme. Più avanti parleremo più diffusamente dei vantaggi economici
dell'alimentazione vegetariana.
Anche nel caso di legumi lessati (cioè reidratati), il contenuto di proteine è
comunque maggiore di quello della carne a parità di peso. Alcuni preparati di
soia, come lo spezzatino di soia (o tritello) contengono fino al 50% di
proteine, e in effetti nei paesi di lingua inglese sono chiamati "proteine di
soia". Ricordiamo che la carne può arrivare a un massimo del 20% di proteine, in
casi particolari e solo dopo essere stata "sgrassata" e cucinata, cioè dopo che
l'acqua è stata fatta evaporare con una cottura alla piastra. Risulta quindi
facile comprendere come l'utilità della carne come fonte di proteine sia
piuttosto basata su un mito culturale che sulla realtà dei fatti.
Anche molti altri alimenti vegetali e vegetariani contengono buone percentuali
di proteine: possiamo citare le noci di ogni tipo (le arachidi contengono tutti
gli aminoacidi essenziali, come la soia, pur essendo molto più grasse) e i
cereali di ogni tipo, specialmente integrali. A questo proposito possiamo
sottolineare che il frumento contiene una buona percentuale di proteine,
chiamate commercialmente glutine. Una ricetta elaborata dai monaci buddhisti
giapponesi permette di estrarre facilmente il glutine dal frumento, ottenendo
quello che viene conosciuto e venduto attualmente con il nome di seitan. Anche
il seitan è un alimento ad altissimo contenuto di proteine, in quanto nella sua
lavorazione vengono eliminati gran parte degli amidi, che costituiscono l'altro
componente principale del frumento. Possiamo dunque calcolare che il seitan
contenga una percentuale di proteine variabile (a seconda della lavorazione e
quindi della "morbidezza") dal 35 al 60%.
La preparazione e l'uso del seitan sono consigliati soprattutto per la enorme
versatilità del materiale, che può essere preparato in casa a partire dalla
farina di frumento, in modo tale da ottenere una grande varietà di consistenze,
forme e colori, tali da uguagliare qualsiasi tipo di carne possibile.
Ci sono però due raccomandazioni nell'uso del seitan: la prima e più importante
è che non bisogna eccedere nel consumo, specialmente in consociazione con altri
alimenti a base di farina di frumento (pane, pasta, torte, crackers, ecc) in
quanto un eccesso di glutine di frumento può provocare delle reazioni allergiche
nell'organismo, conosciute come morbo celiaco o intolleranza al glutine.
In Giappone, dove il seitan è stato elaborato, la dieta popolare era basata su
riso e soia, e il grano era relaitvamente poco utilizzato, quindi non c'era il
rischio di "esagerare", mentre in Italia, paese di mangiatori di pane e pasta,
il seitan dovrebbe essere consumato con moderazione.
La seconda considerazione sull'uso del seitan è di carattere economico e
ambientale: poiché il glutine si ottiene "lavando" la farina di frumento, una
grossa percentuale di nutrimento viene perduta sotto forma di amido. Nei
processi industriali la cosa non è grave, poiché l'amido viene recuperato e
utilizzato poi a parte specialmente nell'industria dolciaria, ma quando si fa il
seitan in casa sarebbe consigliabile cercare di riutilizzare l'amido con qualche
accorgimento. Parleremo ancora di questo argomento nella sezione delle ricette a
proposito del seitan.
Un'altra importante considerazione da fare a proposito delle proteine: non è
assolutamente necessario consumare una grande percentuale di proteine nella
dieta. Anzi, un consumo eccessivo di proteine può seriamente danneggiare
l'organismo, soprattutto affaticando i reni e creando un eccesso di acidi urici,
che poi si trasforma in artrite, gotta, insufficienza renale, calcoli ai reni, e
così via.
Come abbiamo già detto, le proteine servono a rinnovare o costruire i tessuti.
Sono dunque particolarmente necessarie nelle prime fasi di costruzione del
corpo, durante la gravidanza, l'infanzia, e l'adolescenza, cioè per tutto il
periodo in cui il corpo "cresce", e in cui la percentuale di proteine necessaria
va dai 70 ai 40 grammi al giorno durante gravidanza e allattamento, fino a 3
grammi al giorno per ogni chilogrammo di peso corporeo. In altre parole, un
bambino sotto l'anno di età richiede circa 20 grammi di proteine al giorno (da
somministrare preferibilmente sotto forma di latte materno, latticini leggeri e
alimenti a basso contenuto di proteine), mentra da uno a due anni di età sono
sufficienti 30 grammi, e così via.
Raggiunta la maturità, la percentuale di proteine richiesta dall'organismo
scende rapidamente e generalmente si stabilizza su 1 grammo al giorno per ogni
chilogrammo di peso corporeo ideale. Cioè una persona di circa 70 chili di peso
ideale (cioè non calcolando il sovrappeso, che non deve certo essere
"rinnovato") dovrebbe consumare 70 grammi di proteine al giorno. Con il naturale
processo di invecchiamento il corpo ha la tendenza a restringersi invece che a
espandersi, perciò il fabbisogno di proteine diminuisce notevolmente, arrivando
a poco più di mezzo grammo per ogni chilo di peso corporeo.
Calcolando che la soia contenga un 40%, il frumento oltre il 10%, i ceci, i
fagioli, le fave e le lenticchie una media di 25%, le arachidi il 30%, una
normale alimentazione vegetariana consente di soddisfare ampiamente tali
necessità. Per quanto riguarda il latte e i latticini, bisogna considerare che
il latte scremato contiene circa il 3% di proteine, mentre la mozzarella ne
contiene un 20% circa, e i formaggi stagionati percentuali variabili fino al 35%
(nel caso del parmigiano). Persino la frutta e la verdura contengono una certa
percentuale di proteine, da non sottovalutare nel conteggio totale.
Infatti è necessario anche fare attenzione a non esagerare con il consumo di
proteine, altrimenti l'organismo viene sovraffaticato, anche se le proteine
vegetali sono sempre meno pesanti di quelle animali. L'eccesso di proteine causa
parecchi disturbi e danni funzionali, come vedremo più avanti.
Alcuni detrattori dell'alimentazione vegetariana affermano che i vegetariani
possono soffrire di carenze di ferro e vitamine del gruppo B, ma la ricerca
scientifica ha ormai ampiamente dimostrato il contrario con volumi e volumi di
pubblicazioni mediche, studi eseguiti su ampi campioni di popolazione e
statistiche a livello mondiale.
Per chi avesse paura di soffrire di tali carenze, comunque, basterà ricordare le
numerose fonti di ferro organico presenti nel mondo vegetale: verdure a foglie
verdi, fichi secchi, lenticchie, noci di vario genere, mele, albicocche, prugne,
susine, cereali integrali, sesamo, germogli di semi. In caso di patologia,
l'integratore più valido è il polline dei fiori raccolto dalle api, da assumersi
nella quantità di un cucchiaino al giorno nei casi di anemia vera e propria.
Per quanto riguarda le vitamine del gruppo B, è risaputo che sono contenute in
modo completo e abbondante sia come quantità che come varietà nei cereali
integri (e soprattutto nel germe dei cereali) e nel lievito di birra, oltre che
in altri alimenti vegetali come la salsa di soia, il miso, il tempeh. Esistono
anche sul mercato estratti di lievito alimentare, dadi vegetali alla soia,
fiocchi di germe di grano che possono venire usati nella preparazione di molte
gustose ricette.
Bisogna inoltre specificare che la quantità di ferro e vitamine del gruppo B è
minima, e che le varie patologie connesse con la carenza di questie elementi
sono dovute spesso a una abnormale incapacità dell'organismo di utilizzarli.
Spesso tali stati patologici non sono risolti nemmeno dall'assunzione di dosi
massicce di ferro sotto forma di medicine (organiche e non), che vengono infatti
eliminate dall'organismo che ne resta comunque carente. Per risolvere tali
patologie una dieta disintossicante vegetariana è spesso la soluzione migliore.
In particolare, è utile menzionare qui che il ferro viene fissato nell'organismo
con l'aiuto di piccole quantità di rame e vitamina C, entrambe sostanze assenti
nei cibi non vegetariani, ma presenti in abbondanza in molti alimenti
vegetariani. In particolare, mele, prugne, noci e lenticchie costituiscono cibi
particolarmente indicati contro l'anemia in quanto contengono ferro e rame
contemporaneamente.
Le carenze immunitarie, gli stati di denutrizione e malnutrizione e comunque le
carenze nutritive non sono caratteristiche dell'alimentazione esclusivamente
vegetariana, bensì di un'alimentazione che non comprende nemmeno gli elementi
vegetali abitualmente consumati dai mangiatori di carne. E' molto più facile
soffrire di malnutrizione quando si restringe la propria alimentazione al
modello carne-carboidrato raffinato (zuccheri e/o amidi). Chi è malnutrito o
indebolito per qualsiasi motivo non dovrebbe dunque mangiare carne, ma piuttosto
scegliere tra i numerosi alimenti vegetali ricchi di sostanze nutritive.
L'aumento dell'altezza fisica, della robustezza delle ossa, della longevità,
sono maggiormente favoriti da una corretta ed equilibrata alimentazione
vegetariana che dal consumo di carne.
L'idea che i vegetariani siano tutti persone inattive e deboli e che il consumo
di grosse quantità di proteine animali possa costruire più muscoli e migliorare
la forza fisica è stata ormai platealmente smentita dalla lunga lista di atleti
vegetariani che hanno raccolto strepitosi successi anche nelle specialità più
faticose o che richiedono maggiori masse muscolari, come il fondo, la maratona,
la corsa, il nuoto, il body building, eccetera.
Il consumo di carne è innaturale per l'essere umano
Come tutti possono osservare facilmente, tra gli animali carnivori e gli altri
animali esistono delle differenze fisiologiche e anatomiche molto importanti.
Secondo la sua conformazione anatomica e fisiologica, l'uomo può essere
catalogato come appartenente alla categoria dei "vegetariani frugivori e
cerealivori", come altri primati (gorilla, scimpanzé).
Certamente l'uomo non è un erbivoro, ma nemmeno un carnivoro. La categoria di
"onnivoro", definizione un tempo in voga tra gli zoologi, si è dimostrata poco
scientifica in quanto in caso di emergenza molti animali consumano sostanze che
non costituiscono il loro normale nutrimento. Ad esempio, molti carnivori
consumano erbe e saltuariamente anche radici e frutta, o alcuni animali
vegetariani possono mangiare insetti e piccoli animali (topi, rane eccetera) in
caso di emergenza alimentare.
Resta comunque un fatto stabilito che gli animali vegetariani non aggrediscono
senza provocazione animali di una certa misura e provano una distinta avversione
nei confronti dei corpi di animali morti.
Ma vediamo quali sono i fatti.
1. L'intestino umano è molto più lungo di quello degli animali carnivori. Un
intestino corto permette alle feci contenenti i residui della carne di essere
espulsi velocemente, prima che vadano in putrefazione e compromettano la
funzionalità e l'integrità dell'organismo stesso, causando numerosi disturbi e
malattie anche gravi come vedremo più avanti.
2. L'acido cloridrico prodotto di norma dallo stomaco umano è molto inferiore
come quantità (circa 20 volte) rispetto a quello prodotto dallo stomaco di un
animale carnivoro. L'acido cloridrico serve a "sciogliere" i tessuti solidi
della carne (come anche le ossa, i tendini, la pelle, i peli e le penne) e a
disfarla per prepararla alla digestione. Le fibre animali infatti non sono
facilmente disgregabili come le fibre vegetali, e la masticazione in sé non
aiuta molto il processo di digestione delle fibre animali.
I carnivori hanno una dentatura molto diversa dalla nostra, e un modo di
mangiare diverso: avrete probabilmente notato che "strappano" e "inghiottono"
invece di masticare come facciamo noi.
Nonostante un'accurata masticazione (che segue frollatura, marinatura e
cottura), un essere umano che mangia carne (e altri tessuti animali di vario
genere) tende istintivamente ad accompagnarla con alimenti o sostanze (alcolici,
eccesso di zuccheri e carboidrati raffinati, latticini) che creano un ambiente
eccessivamente acido nello stomaco: solo così riesce a integrare la scarsa
produzione di acido cloridrico e a digerire i tessuti animali. Il problema è che
questa iperacidità gastrica, innaturale per l'uomo, gli provoca una serie di
disturbi e danni, dalla cattiva digestione cronica, "iperacidità di stomaco",
ulcere gastriche e duodenali, fino alle degenerazioni neoplastiche.
Danni collaterali di questo ciclo difettoso di digestione sono l'affaticamento
del fegato che può portare a insufficienze epatiche fino alla cirrosi, danni
cerebrali e nervosi di varia entità, danni ai reni (come vedremo più avanti) e
turbe comportamentali e dell'efficienza personale.
Ne consegue che un vegetariano riuscirà molto più facilmente a evitare il
consumo di alcolici (non ne sente la necessità fisiologica) e di altre sostanze;
diventando vegetariani si possono perdere più facilmente anche molte abitudini
dannose (alcolismo, tabagismo, dipendenze alimentari, dipendenze da farmaci,
ecc.)
3. I carnivori sudano attraverso la lingua e non hanno pori nella pelle. Questo
aspetto anatomico e fisiologico è particolarmente importante dal punto di vista
del tipo di alimentazione, in quanto sappiamo che il sudore costituisce un
veicolo importante attraverso il quale l'organismo espelle tossine e sostanze di
scarto. Negli animali erbivori e vegetariani la quantità di tossine è scarsa, ed
è costituita soprattutto da tossine prodotte dall'organismo stesso, e quindi
risulta più efficace far uscire il sudore da molti punti su tutta la superficie
dell'epidermide. Le poche tossine eventualmente contenute nel cibo vengono poi
filtrate dai reni ed espulse attraverso le urine, oppure rimangono nel tubo
digerente e vengono espulse attraverso le feci.
Negli animali carnivori le tossine sono prodotte in quantità massiccia
dall'alimentazione e perciò risulta più pratico mantenerle circoscritte nel solo
tratto digerente, che è molto meno delicato di quello degli animali vegetariani.
Le eventuali tossine che finiscono nel sangue vengono filtrate dai reni, ma
l'attività renale negli animali carnivori è molto meno importante rispetto a
quella degli animali erbivori o vegetariani.
4. Come abbiamo già accennato, la dentatura degli animali carnivori presenta dei
canini molto più sviluppati e progettati per lacerare e sbranare, mentre gli
esseri umani, come altri vegetariani (frugivori/cerealivori) hanno incisivi ben
sviluppati e molti grossi molari piatti per schiacciare e macinare il cibo.
I carnivori hanno una saliva molto acida, che manca però completamente
dell'enzima (ptialina) che serve invece a predigerire gli amidi. Sempre per lo
stesso motivo, i carnivori hanno ghiandole salivari molto più piccole delle
nostre.
Inoltre, i carnivori possiedono artigli adatti ad afferrare e dilaniare la
preda, mentre le unghie degli animali vegetariani sono più adatte a scavare la
terra in cerca di radici. In poche parole, l'uomo non è affatto equipaggiato,
allo stato naturale, per predare e mangiare animali.
A parte le considerazioni anatomiche e fisiologiche, è necessario prendere in
considerazione l'istinto naturale. L'essere umano, come tutti gli animali
vegetariani, viene immediatamente e istintivamente attratto dalla vista,
dall'odore e dalla consistenza di alimenti vegetali anche allo stato grezzo e
naturale -- cioè frutta, verdura, noci e semi -- mentre prova un naturale
disgusto alimentare nei confronti di animali morti. Anche in coloro che prendono
l'abitudine sociale o familiare al consumo di carne, le prime esperienze sono
sempre disgustose, e la carne deve essere presentata in modo da perdere
completamente l'aspetto, l'odore e la consistenza che la caratterizzano allo
stato naturale, con diverse tecniche di cottura, marinatura, seccatura e
manipolazione sia artigianale che industriale, l'aggiunta di altri ingredienti e
così via. Grazie a questo processo tecnologico di camuffamento è diventato
possibile somministrare carne anche ad animali erbivori senza suscitare in essi
reazioni di repulsione. Ciò non significa però che non ci siano conseguenze
dannose a livello fisiologico e anche genetico.